Stana Katic mostra in anteprima il nuovo thriller Absentia, apre sull’uscita “dura” da Castle

 

A seguito della sua altamente pubblicizzata uscita dal longevo show dell’ ABC “Castle”, Stana Katic, 39 anni, torna con il thriller psicologico “Absentia” su Amazon (il 2 febbraio), dando vita ad un’altra forte poliziotta – con un colpo di scena!

Nella sua nuova serie, l’attrice trentanovenne interpreta Emily Byrne, un’agente FBI presunta morta che torna sei anni dopo essere stata rapita, per essere indagata per omicidio. Benchè la Katic impersoni un altro ufficiale, la star dice che questo personaggio è molto diverso da Kate Beckett, da lei ritratta dal 2009 fino alla sua uscita definitiva nel 2015, prima di quella che doveva essere una nona stagione per Castle, successivamente cancellata meno di un mese dopo la sua dimissione.

 

ENTERTAINMENT WEEKLY: Cosa c’è stato in Absentia che ti ha davvero attratta a questo progetto?
STANA KATIC: Mi è piaciuta l’idea del raccontare di una sopravvissuta anti-eroe. Innanzitutto, quando ho parlato con il mio agente, e loro “oh, già, cosa pensi di fare dopo? Che genere di storia cercheresti?” ho detto, “Ascolta, la roba della mamma, no,” E loro “Perchè?” E so che è orribile da dire in una professione, tuttavia, la questione dell’interpretare madre e fidanzata in un sacco di storie è che si tratta di un personaggio che effettivamente non guida la storia in alcun modo. Ed io “Non voglio essere il personaggio che non è parte della trama effettiva, che è rilegato nello sfondo. Voglio essere un membro attivo nel modo in cui la storia viene raccontata, anche se è un pezzo d’insieme.” E, spesso, in passato, i personaggi che hanno avuto quel tipo di ruolo in una storia, è della qualità principale che si preoccupano. Cioè, si preoccupano del proprio figlio, che sta percorrendo il viaggio della storia. E poi ho letto [Absentia], ed ho pensato, “Oh, questo è davvero interessante,” perchè Emily aveva tutti questi ruoli concentrati in una sola persona, ed è comunque una tosta, ed un membro attivo nel racconto.

Quello di cui ero preoccupata era che sarebbe stato più di uno stereotipo, o uno strumento di racconto invece di un personaggio femminile totalmente scolpito, complesso, bellissimo. E quel che sono finita per avere è stato invece qualcuno che aveva tutte quelle qualità. E ho detto “Oh, questo è eccitante. Questo darebbe davvero bello da interpretare.” Detto ciò, ho anche letto di donne sopravvissute alla Seconda Guerra Mondiale ed all’Olocausto e così via, ed ho pensato ci volesse un’enorme quantità di grinta per uscire da qualcosa del genere, ed essere effettivamente in grado di vivere la vita di nuovo pienamente, di abbracciarla. Ed ho pensato che sarebbe stato un mondo interessante da esplorare. Quindi, questi sono alcuni degli elementi.

Poi mi è stata offerta l’opportunità di esserne parte anche come produttore esecutivo. E, avevo avuto quel titolo in passato, ma stavolta mi hanno accolta al tavolo di discussione per lo sviluppo del progetto, anche per il processo di montaggio, e così via. È un’esperienza tutta nuova sedere al tavolo dei produttori, ed è molto eccitante essere parte di quell’elemento del racconto, specialmente ora, no? Penso, come donna ad Hollywood oggi, sia un’opportunità meravigliosa essere invitata al tavolo, e mi sta a pennello prendere quel posto.

Parla di Emily come personaggio. Quanto si paragona ad un personaggio come Kate Beckett? Ed emotivamente, con cosa ha a che fare lei nel corso della storia?
Kate era incredibile, Ho amato interpretarla, ma i personaggio non hanno gran quantità di parallelismi oltre al fatto che hanno una forte somiglianza l’una con l’altra [Ride] Dunque, Absentia è un thriller psicologico, Castle era ovviamente una drammedia romantica procedurale. Ed anche se Emily era in passato un’agente dell’FBI, questo non è un elemento caratterizzante del personaggio, sta essenzialmente sullo sfondo della trama in Absentia.

Stai avendo a che fare con una donna che è stata abdotta sei anni prima della nostra storia, e creduta morta. E lei improvvisamente riappare in un mondo che è andato avanti senza di lei – suo marito si è risposato, suo figlio è cresciuto chiamando mamma qualcun’altra, e suo padre, che era un pilastro nella sua vita, si è ammalato, suo fratello ha avuto diverse dipendenze, e tutti hanno in qualche modo trovato uno spazio confortevole che però non la include. Ed ora, improvvisamente, lei appare. E tutti questi segreti in ciascun personaggio vengono lentamente svelati da episodio ad episodio.

E poi, in più, questo personaggio è costretto ad una vita fuggitiva, poiché l’atto che l’ha portata alla prigionia, ovvero che lei, in quanto agente FBI, era sulle tracce di un presunto serial killer, e nel giorno in cui lui stava essendo condannato per quello, scopriamo che lei è ancora viva, e lì inizia la corsa dello show. Quindi, ora lei viene accusata di questi terribili omicidi, e deve cercare di difendersi. Dunque, oltre a tutto questo interessante e folle dramma familiare, c’è la bomba ad orologeria di chi ci sia dietro questi assassinii.

Mentre c’è questa cospirazione su Emily, ti sei mai chiesta mentre recitavi se lei fosse davvero coinvolta?
Beh, penso sia parte del viaggio. Il pubblico sta facendo quel ballo in cui camminano insieme, in alcuni punti, ad un personaggio che non è del tutto chiaro riguardo cosa sia accaduto in quei sei anni, e non è del tutto chiaro sul come o dove stia in questo nuovo mondo, e sento come se anche lei sia parte del mistero. Quindi si, stiamo cercando il serial killer, ma stiamo anche cercando chi è questa persona che accompagnano nel corso della serie.

È più divertente per te immergerti in un thriller psicologico piuttosto che in un procedurale lineare?
Penso sia una delle opportunità che abbiamo per esplorare, no? Riusciamo ad esplorare gli anti-eroi e quel che significa. Guardo grandi serie come Peaky Blinders, in cui hanno fatto un meraviglioso lavoro nel creare un personaggio col quale ci si può identificare a tanti livelli, ed ha questo lato oscuro che potrebbe essere repulsivo se gli autori non fossero stati destri nel gestire il bilancio. Come attore, certamente è eccitante andare ed esplorare i personaggi, è eccitante esplorare la psicologia umana e le relazioni, ed è quella la spinta per me alla fine della giornata. Non è divertente solo timbrare l’entrata e l’uscita, è bello cercare di scavare a fondo, anche se si tratta di una commedia, giusto? Sento quasi che a questo stadio, sono pronta anche per una commedia, no?

In che modo la tua esperienza in Castle ha determinato quello che avresti voluto fare in seguito? Ha cambiato il modo in cui prendi i ruoli?
Interessante. Quel che è sempre una sfida è il programma di 24 episodi, e quel che è davvero carino riguardo uno show tv è che giriamo nel giro di tre mesi. E questo è stato specifico, singolare, per il fatto che abbiamo girato in modo caratteristico. Abbiamo fatto l’intero show in un soffio. Avevamo 10 episodi e al mattino potevamo fare il 7 e nel pomeriggio una scena dell’1, e poi a sera una scena dell’episodio 5.

Deve essere stato difficile saltare da ciascun diverso stato mentale di Emily.
Si, è stato una sfida. Il modo in cui è stato girato, come un film indipendente. Non era “okey, è uno show televisivo”, era più tipo “okay, facciamo come se stessimo girando un film indipendente”. E quel che è stato davvero bello è che c’è un cast internazionale, una squadra internazionale. Ognuno si è impegnato con tutte le proprie forze, e puoi fare solo quello quando c’è un gruppo di persone così coinvolte nel raccontare la migliore storia possibile. Penso che sia stato qualcosa di eccitante per me da esplorare. Volevo andare e recitare in un mondo in cui saremmo stati tutti in grado di raccontare una storia che era forse più serializzata, che potesse entrare nella psicologia umana. Sono aperta al fare commedie sciocche, ne sono entusiasta, e sono davvero eccitata anche nel fare qualcosa come questa, un thriller in stile indipendente.

Sì, di certo non sorridi molto in questo.
Santo cielo. [Ride] Scherzavo, tipo “c’è un musical lì fuori per me?”

Come ti senti riguardo al modo in cui la tua brusca uscita da Castle è stata gestita?
In realtà non ho ancora chiaro quale sia stato il processo di pensiero dietro al quale è successo tutto ciò. Sono stata ferita ed è stato un finale duro, ma ora, quasi due anni dopo… Ho incontrato persone meravigliose in quel progetto, e abbiamo collaborato a qualcosa di unico. Sarebbe un disservizio a quelle persone, al lavoro che abbiamo fatto insieme e al il mio lavoro, che credo abbia contribuito in parte al successo della serie, a non essere altro che molto grata. È stata un’esperienza formativa, e abbiamo raccontato una storia d’amore che credo abbia commosso e toccato la gente, e non posso essere più che felice di averne fatto parte. Spero che rimanga qualcosa di speciale per sempre nelle menti degli spettatori.

Hai avuto molte offerte dopo Castle, perchè scegli di fare una serie internazionale?
Questo è il fatto, ci stavo pensando, e sento come se fosse il wild west, ora, in televisione, per il fatto che ci sono molte compagnie, ci sono molte nuove risorse per la televisione, per i media, per i film, che stanno cambiando come il gioco appare. Non è più prevedibile, hai colleghi francesi e tedeschi che sono quelli che iniziano i progetti di produzione. E si, alcuni di quei progetti parrono negli USA, e poi vanno in un’altra direzione, tuttavia c’è molta roba che viene negli USA dal mercato internazionale. Guarda anche a reti come Netflix, ed Amazon, e così via, stanno dando in onda contenuti che sono nati in Paesi fuori dagli USA e che sono la versione originale. È quasi come guarda la Ragazza con il Tatuaggio del Drago su un’uscita US principale, e penso sia davvero fenomenale, e renderà i prossimi anni molto interessanti, perchè il mondo è molto aperto ora.

Il tuo personaggio Emily è una tosta, il che richiama come hai dovuto interpretare una Bond girl in Quantum of Solace. E’ Absentia un po’ più verso dove avresti voluto vedere la franchigia Bond in seguito, forse anche vedere Bond come una donna?
Oh, penso che Bond possa venire fuori in diversi colori, forme e dimensioni. Mi piacerebbe vedere Bond – un po’ di Bond – in ciascuno. Ho pensato anche a quello. Ci sono personaggi, direi, con i quali mi sono identificata, che ho accompagnato nella loro storia, e non ho mai detto “oh, beh, questo è un tipo. Non sperimenterò mai questo.” Mi sono sentita strettamente identificata con un sacco di quei viaggi. E sono eccitata di vedere come le storie vadano a svelare tutto quel che le persone stanno esprimendo ora, ed hanno espresso per un po’. Sento come se si stia rendendo manifesto, ora, sullo schermo. E so quanto influenzi l’intero pianeta. Ero in Mongolia, e stavo guardando — non posso crederci, qualcuno aveva un satellite nel suo yurta, ed eravamo nel mezzo del deserto dei Gobi, e stavano proiettando K-pop. E stavo guardando questi ragazzi fare questa roba hardcore rap sul canale K-pop, ed era quasi identica ad un videoclip in cui avresti potuto vedere Snoop Dogg, o quello che sia. Ed io “Wow, guarda quanto lontano sia effettivamente Hollywood, quanto lontana sia l’industria dell’intrattenimento”. Quindi, penso, aprire storie a diverse razze, diversi generi, diversi qualunque cosa, avrà un effetto riverberante nel mondo. E sento che sia eccitante.

Qualche parola sulla stagione 2 di Absentia?
Non posso rispondere a questo, devo lasciare che Amazon faccia quel che deve.

Absentia esordirà venerdì 2 febbraio, su Amazon.