Emily Byrne è una moglie coraggiosa e anche una madre. Intervista a Stana Katic, la protagonista della clamorosa serie tv ABSENTIA.

Absentia è un thriller o un dramma morale?
È un thriller ricco di suspence che non lascia lo spettatore tranquillo. Non permette di rilassarsi. Quasi nessun eroe è esattamente ciò che si potrebbe pensare. La storia però permette di identificarsi nei personaggi, capirli. Emily ha una famiglia che sta vivendo enormi difficoltà con la sua scomparsa. Le scene che coinvolgono suo padre, il fratello o il marito sono molto toccanti. Vediamo cosa succede alle persone quando un familiare stretto muore e poi all’improvviso ritorna dalla tomba anni dopo.

Il primo episodio è piuttosto brutale, non me l’aspettavo.
Abbiamo cercato di giustificare in modo convincente la violenza sullo schermo. Non volevamo fosse rappresentata solo per intrattenere il pubblico. Avevamo bisogno di un profondo profilo psicologico per Emily. Quando ho lavorato al ruolo, mi sono interessata a vari casi di sopravvissuti, al loro stato mentale. Ho letto, per esempio, testimonianze dei sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale. Volevo capire come gestire un trauma del genere, che cosa mantiene le persone in vita in situazioni così estreme. È stata una sfida interessante.

La più grande nella tua carriera fino ad ora?
Sicuramente una delle più grandi. Abbiamo girato 10 episodi insieme. Spesso ci spostavamo da un set all’altro nei diversi episodi in un solo giorno. Per un attore, è come recitare 3 film alla volta, perché il personaggio cambia nel corso della serie.

La sua relazione con gli altri personaggi cambia?
Si, perché ognuno ha sfaccettature diverse – lei è una sorella, una figlia e una madre. Anche un’agente dell’FBI. Ma la cosa più difficile è sicuramente il rapporto tra Emily e suo figlio. Il loro amore incondizionato fiorisce con lo sviluppo degli eventi. Ho visto molti film in cui il protagonista fa di tutto per proteggere la figlia. Nel caso di Absentia, la situazione è diversa. Una donna è il personaggio principale e deve compiere una missione per salvare suo figlio.

Ora, soprattutto in tv, le donne stanno acquistando ruoli sempre più interessanti.
Si, vero. Ci sono copioni scritti apposta per donne che si rivelano complessi e sorprendenti. Quando mi è stato offerto il ruolo della madre in Absentia, ero dubbiosa. Mogli e madri nei film o nelle serie spesso stanno sedute e passano il tempo a preoccuparsi, è il loro lavoro. Ma Emily è piuttosto la forza motrice dell’intera storia e ha una personalità complessa. Di certo non è la sola. Mi sembra anzi che tutti i personaggi siano ambigui, e lo sceneggiatore ha dato peso alla cosa.

Hai subito qualche cambiamento riguardo l’aspetto di Emily?
Questa donna è molto ferita, ha cicatrici, è stata torturata. Eravamo tutti d’accordo (produzione e direttore) sul fatto che questa donna non dovesse essere carina. Le sue esperienze dovevano trapelare dal suo aspetto.

Cosa ricordi del periodo in cui avete girato in Bulgaria?
È stata un’esperienza fantastica grazie ai membri del team che si sono impegnati al 100%. Ho incontrato un truccatore e un ingegnere addetto alle luci che hanno fatto questo lavoro per generazioni. Eravamo in inverno e c’erano molte scene difficili. Una serie piena di scene d’azione è sempre dura, richiede tecnica. Ma grazie ai colori cupi dell’acqua, le immagini sono tetre, proprio come l’atmosfera dello show.

*L’intervista si è tenuta a giugno durante il Monte-Carlo Television Festival